La Psicocardiologia nella vita di tutti i giorni
Molti studi dimostrano che, fin da piccoli siamo stati poco abituati alle emozioni, infatti le preoccupazioni principali delle mamme nei confronti dei loro piccoli riguardavano e riguardano soprattutto la salute fisica e poco quella emotiva. Forse lo stare attente anche alle emozioni dei loro bebè può migliorare sicuramente la qualità della vita. Le emozioni non sono processi fisiologici che non ci appartengono, che non possono influenzare la nostra vita, al contrario esse sono sempre presenti, e la nostra capacità di confrontarci con esse ci permette di stare male o bene ed in alcuni casi addirittura salvarci la vita!
Questo è quanto emerso in un articolo de: L’espresso” in cui si evidenziava come serenità, affetti, amicizie contano come e più degli stili di vita per salvarsi dalle malattie cardiovascolari.
Parliamo in questo caso della Psicocardiologia. Nell’articolo viene evidenziato come dopo un terremoto che colpì Los Angeles, nei mesi successivi, i ricercatori di due Università, esaminando i dati del medico legale relativi alla contea di Los Angeles, riscontrarono un’impressionante aumento di morti dovute a episodi cardiovascolari saliti da una media di 15,6 a ben 51 al giorno. La maggior parte delle persone colpite, risultò avere alle spalle un passato di malattia coronaria o una pressione alta. L’autrice dell’articolo “Anne Underwood” evidenzia come i morti non erano coinvolti negli sforzi dei soccorsi. Il New England Journal of Medicine affermava che, negli individui predisposti, lo stress emotivo può precipitare un evento cardiaco, cioè, quel giorno a Los Angeles molte persone sono morte per paura. Tale studio come altre ricerche nel campo, hanno contribuito a dar vita a quella che potremmo definire “psico-cardiologia”, ossia, la scienza che studia le connessioni tra le emozioni e il sistema cardiovascolare. Per molto tempo i cardiologi hanno confutato l’idea che, il cuore potesse andare incontro a esito fatale in seguito ad un evento che interessa la sfera psichica. Ma sempre più osservazioni paiono proprio indicare che, alcuni stati emotivi cronici, come lo stress, l’ansia, la rabbia e la depressione, facciano molte più vittime di quanto comunemente si creda.
Lo stesso articolo indica in un indagine, coloro che presentavano i più alti livelli di ansia nei test psicologici avevano probabilità di patire complicazioni quattro volte superiori rispetto ai pazienti con i livelli più bassi di ansia. Stesso discorso, in percentuali diverse, vale per la depressione, per la rabbia etc. Quindi vediamo come fattori stressanti hanno un forte impatto. certo, gli stati emotivi condizionano il comportamento. Ma il comportamento è soltanto l’inizio: le emozioni negative hanno un loro impatto diverso. Il corpo rilascia gli ormoni dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina che si è rivelata devastante per il cuore e che quindi aumenta la pressione sanguigna ed i livelli di glucosio nel sangue. Nel lungo periodo la pressione alta e il glucosio danneggiano i vasi sanguigni.
E’ per questo che, oggi si cerca di aiutare le persone a lavorare su emozioni “positive”, attraverso modalità conosciute da tutti noi come può essere quella del ridere. Si è visto infatti che le persone che per almeno 15 minuti al giorno riesco a divertirsi, permettono un rilassamento delle arterie periferiche.
Concludendo, in accordo con l’Autrice, evidenzierei, come risulta paradossale che gli interventi psicologici, privi di rischio e poco costosi, siano i trattamenti cui solitamente si ricorre per ultimi nel caso di pazienti cardiaci, una volta che siano esaurite le possibilità offerte dall’angioplastica, dai baypass etc.
Questo per dire che stress, rabbia o depressione non sono stati emotivi che non hanno un origine. L’ostilità costante delle persone ha sicuramente un’origine, una storia che una volta affrontata può aiutare la persone a poter vivere più profondamente la propria vita.